Rock Bottom Rhapsody

Nel 2018 Pokey LaFarge aveva lasciato la sua St.Louis per Los Angeles, iniziando un processo di autodistruzione che avrebbe potuto avere conseguenze drammatiche e che l'eccentrico cantautore di genere 'Americana' documenta con candore e senza veli nel suo ottavo album di studio 'Rock Bottom Rhapsody'. Premonitore di quel che stava per accadere, l'irresistibile blues barrelhouse a tinte gospel di 'Fuck Me Up' ('l'ho scritta immaginando come avrebbe potuto essere collaborare con Willie Dixon negli anni Sessanta') è forse il brano più esplicito e rivelatore di un disco in cui, come sottolinea lo stesso artista, 'la persona che canta le canzoni non è la stessa che le ha scritte'. 'Quest'album', aggiunge, 'è la storia di quel che ero una volta', un musicista trasferitosi nella città degli angeli per trovare l'ispirazione e la libertà artistica che gli sembrava di avere perduto nel Midwest ma che in California è caduto preda di tentazioni pericolose uscendo dal buio e sperimentando una sorta di risveglio spirituale solo poco prima di andare in studio di registrazione. La maggior parte delle session hanno avuto luogo ai Reliable Recorders nel Northwest side di Chicago, dove LaFarge ha potuto contare sulla collaborazione dell'amico Chris Seefried (coproduttore oltre che coautore di diversi brani), del chitarrista Joel Paterson, del tastiestista Scott Ligon, del bassista e contrabbassista Jimmy Sutton e del batterista Alex Hall, i compagni giusti per miscelare stili e tradizioni musicali diverse: 'Il disco', spiega Pokey, 'suona come se Roy Orbison e Bob Dylan si fossero ritrovati a frequentare chansonnier e jazz band francesi negli anni Quaranta del secolo scorso, anche se non ho mai cercato di dargli un taglio sonoro specifico e particolare. E a dispetto della disperazione e dei conflitti interiori che ne hanno preceduto la registrazione 'Rock Bottom Rhapsody' risulta in definitiva molto più rasserenante, vitale e ottimista di quanto il suo titolo sembrerebbe suggerire'