EARLE STEVE - & THE DUKESGhosts Of West Virginia'I fantasmi del West Virginia' a cui Steve Earle dedica il suo nuovo album riprendendo e completando il lavoro da lui realizzato dieci anni fa per uno spettacolo teatrale scritto da Jessica Blank ed Erik Jensen sullo stesso argomento - sono le ventinove vittime di una esplosione di un giacimento di carbone che ebbe luogo nel 2010 e che è già passata alla storia come uno dei maggiori disastri minerari nella storia degli Stati Uniti (qui ricordati come spettri perché di quel terribile incidente non vennero mai individuati e condannati i colpevoli). 'Ho pensato che, data la situazione attuale, avrei forse dovuto prendermi la responsabilità di realizzare un disco capace di parlare alla gente che alle ultime elezioni ha votato diversamente da me', ha spiegato il cantautore sessantacinquenne originario proprio della Virginia a proposito di una raccolta di canzoni in cui cerca di mettersi nei panni della gente comune e di una parte dell'opinione pubblica americana. 'Uno dei pericoli che corriamo è che gente come me si metta a pensare che chiunque abbia votato per Trump sia un razzista o uno stronzo. Saremmo fottuti, perché non è vero: ho voluto fare qualcosa per aprire un dialogo'. Da questo nobile intento sono nati dieci quadretti sonori (sette dei quali recuperati dall'antico progetto e rielaborati) ruvidi, autentici e passionali attraverso cui Earle rende omaggio ai morti di Upper Big Branch esplorando il ruolo storico che le miniere di carbone hanno svolto nelle comunità rurali del West Virginia: non solo una fonte di lavoro e di guadagno, ma anche un modo di tenere unita una comunità, di renderla orgogliosa di se stessa e patriottica nel senso migliore del termine. 'The Ghosts Of West Virginia' è pertanto un disco commovente e autenticamente popolare in cui Earle e i suoi Dukes - nell'ultima incarnazione della band comprendente Chris Masterson alla chitarra, sua moglie Eleanor Whitmore alla voce e al violino, Ricky Ray Jackson alla pedal steel, alla chitarra e al dobro, Brad Pemberton alla batteria e alle percussioni e Jeff Hill al basso elettrico e al contrabbasso in sostituzione del recentemente scomparso Kelley Looney - fondono in maniera magistrale rock e folk, blues e country con la classica canzone di lavoro, banjo e chitarre elettriche, violino e percussioni in pezzi vibranti come la bluesata, ipnotica e quasi psichedelica 'Devil Put the Coal In The Ground', la rauca, countreggiante 'John Henry Was A Steel Drivin’ Man' e le potenti e drammatiche 'It's About Blood', 'The Mine' e 'Black Lung', gioielli taglienti e scintillanti di uno dei pochi, autentici 'working class heroes' rimasti in circolazione track list
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