CROWING IGNITES

E' interamente strumentale il trentaquattresimo album di Bruce Cockburn, che gia? nel 2005 - con 'Speechless' - aveva dato alle stampe una raccolta di pezzi 'senza voce' in gran parte gia' noti e magistralmente eseguiti alla chitarra acustica, premiata da un Canadian Folk Award. In 'Crowing Ignites' (traduzione letterale del motto latino 'Accendit Cantu' iscritto nel suo stemma di famiglia) il grande canadese sforna altri undici brani (stavolta tutti inediti) che mettono in mostra una volta di piu' il suo poliedrico talento e una perizia strumentale che nell'ambito del picking chitarristico ha pochi eguali nel mondo ('il suo', ha scritto di lui il New York Times', 'e' il pollice destro che lavora piu' sodo nel music business'). La Scozia delle sue origini affiora non solo nella title track ma anche in 'Pibroch: The Wind In The Valley', in cui il bordone prodotto dalle note basse della sua chitarra e la linea melodica evocano il suono delle cornamuse delle Highland, ma c'e' molto altro in un disco che svaria stilisticamente tra generi a Cockburn familiari come il folk, il blues e il jazz avventurandosi anche nei territori di quella che potremmo definire world music, tra l'ipnotica 'Seven Daggers' scandita dal suono della kalimba alla trance di 'Bells Of Gethsemane' in cui i suoni dei 'chimes' e quello delle coppe e delle campane tibetane si intrecciano con effetti onirici alle dodici corde e alle chitarre baritono suonate con un approccio orientato all'improvvisazione. Tutti i brani sono stati concepiti e registrati nello studio che Cockburn e il collega chitarrista e produttore di fiducia Colin Linden hanno costruito in una ex caserma dei vigili del fuoco sita nel quartiere di San Francisco in cui abita oggi il canadese: e il risultato e' un disco in cui l'assenza di voce, testi e parole non sminuisce l'eloquenza della musica. 'E' sorprendente', come osserva Linden, ?quanto Bruce possa dire senza aprire bocca'