CHURCH OF THE BLUES

I chitarristi Albert Castiglia, Nick Schnebelen e Bob Margolin (sideman di Muddy Waters tra il 1973 e il 1980), il tastierista Red Young e i cantanti Joe Louis Walker, John Nemeth e Sherman Holmes (Holmes Brothers) partecipano a questa messa cantata in onore del blues allestita da Bill Homans alias Watermelon Slim. Il veterano di Boston, cantante, chitarrista specialista di slide e armonicista, ha preparato un cocktail ben dosato tra sette composizioni originali e altrettante cover facendosi sostenere da una robusta sezione ritmica composta dal batterista Brian Wells e dal bassista John Allouise: al primo gruppo di canzoni appartengono pezzi in classico stile blues elettrico come 'St. Peter's Ledger', la scherzosa 'Halloween Mama' (con un buffo riff di organo Farfisa), il soul di 'Mni Wiconi - The WaterSong' e una 'Charlottesville (Blues For My Nation)' che sotto il ritmo vivace e swingante nasconde un serio messaggio di protesta; al secondo una dinamica e fiatistica reinterpretazione di 'Gypsy Woman' di McKinley Morganfield, una 'Get Out My Life Woman' (Allen Toussaint) con slide in primo piano, una ritmata '61 Highway Blues' (Mississippi Fred McDowell), una scanzonata 'Me And My Woman' (Shuggie Otis), una robusta 'Tax Man Blues' (John Mayall), una pregnante 'Too Much Alcohol' (Rory Gallagher) e una furibonda 'Smokestack Lightning' (Howlin' Wolf). Un disco 'vecchia scuola', nel complesso, e nel tipico stile di Watermelon Slim come scrive Tom O'Connor su Rock And Blues Muse: 'ruvido e diretto, capace di sovvertire le aspettative e al tempo stesso di tenere fede alle promesse'