SPLIT

Mai troppo fortunati commercialmente, i Groundhogs di Tony McPhee sono passati alla
storia come un originale e pionieristico power trio capace di far evolvere il blues
elettrico verso l'hard rock con un approccio ruvido e senza fronzoli che anticipò il
punk. Ora ristampato dalla Fire con l'aggiunta di sette bonus tracks provenienti dalle
stesse session di registrazione (alternate takes e versioni strumentali). 'Split' è il
quarto album del gruppo britannico che oltre al bandleader, cantante e chitarrista
comprendeva il bassista Peter Cruikshank e il batterista Ken Pustelnik: pubblicato nel
marzo del 1971 dalla Liberty, è un disco considerato tra i migliori della band inglese
insieme a 'Who Will Save The World?' dell'anno successivo, allora diviso su vinile in
due facciate ben distinte; la prima interamente occupata da un cupo e visionario
concept ispirato al tema della schizofrenia, la seconda arricchita da composizioni di
grande fascino e caratura come il potente rock blues di 'Cherry Red' e la maestosa
'Groundhog' (rifacimento di un classico di John Lee Hooker) , cui si affiancano la
divertente 'Junkman' (una frecciata al cibo spazzatura) e una enigmatica rivistazione
della beatlesiana 'A Day In The Life' rielaborata e reintitolata 'A Year In The Life'.
Maestro di riff taglienti e incisivi, McPhee si confermava compositore anarchico,
anticonformista, acuto e intelligente in un album che il mensile Mojo descrive
'sovralimentato, fratturato e furioso', un piccolo capolavoro di 'grunge blues'
amatissimo da studiosi e fan del genere come Julian Cope, un disco chitarristico
roccioso ed eccentrico, 'torbido, pieno di distorsione e saggiamente esoterico'
secondo la descrizione entusiasta di Allmusic