PRICK OF THE LITTER

Cosa aspettarsi da un pilastro della scena roots blues come Delbert McClinton dopo decenni di onorata carriera e venticinque album? Un disco come 'Prick Of The Litter', probabilmente, da lui stesso definito 'non un semplice disco, ma un grande disco'. L'autore, chitarrista, pianista e armonicista di Lubbock, Texas, lo ha confezionato con i suoi Self-Made Men, nello studio che il coproduttore e tastierista Kevin McKendree possiede a Franklin, nel Tennessee, scegliendo con cura i collaboratori: a cominciare da Jimmie Vaughan e Lou Ann Barton ospiti nell'iniziale 'Don't Do It'. 'E' la miglior band con cui abbia suonato in vita mia', ha dichiarato McClinton a proposito del suo sestetto, al suo fianco ormai da cinque anni. Una band in grado di assecondare ogni desiderio del leader, dal soul di 'Don't Do It' e 'Middle Of Nowhere' all'honky tonk di 'Rosy', dal blues pianistico di 'Pulling The Strings' e 'Bad Haircut' al funk di 'Neva' e al jazz di 'San Miguel'. Tanto per smentire chi sostiene che i dischi blues sono uguali dall'inizio alla fine...