DANCING WITH THE BEAST

Sono ancora l'eccellente chitarrista Doug Lancio (John Hiatt, Nanci Griffith, Patty Griffin) e Barry Walsh a coprodurre il nuovo album di Gretchen Peters con la stessa cantautrice newyorkese che dai tardi anni Ottanta risiede a Nashville: undici nuove canzoni (tre delle quali scritte con Ben Glover, che firma insieme a lei e a Matraca Berg anche 'Arguing With Ghosts') che alzano ancora il livello raggiunto con il precedente 'Blackbirds' del 2015. E' proprio quel brano iniziale, una acuta e nostalgica riflessione sul tempo che scorre inesorabile, a dettare il tono generale di 'Dancing With The Beast', un album popolato da una galleria di figure femminili forti e fragili allo stesso tempo, adolescenti insicure ('The Boy From Rye') e donne alle prese con l'invecchiamento, costrette a lottare con le unghie e con i denti per non farsi sopraffare in un mondo dominato dai maschi ('Wichita', 'Truckstop Angel'), mentre in 'Love That Makes A Cup Of Tea' e' la madre di Gretchen, scomparsa a fine 2016, a parlare in prima persona. Ma il brano piu' atipico per la folksinger e' 'Lowlands', un pezzo marcatamente politico e tenebroso, decisamente dylaniano e privo di ritornello, in cui Lancio, sviluppando un tappeto di batterie programmate e di ipnotici sintetizzatori, spinge la Peters a uscire dalla sua 'comfort zone' e a incamminarsi su strade nuove che indicano la sua versatilita' e una volonta' di non farsi ingabbiare in un cliche'