GHOST FORESTS

E' stato un quadro di Don Dudley esposto al MoMa di San Francisco e intitolato 'Rainbow Series' a dare il la al primo disco in comune tra la cantautrice Meg Baird e l'arpista Mary Lattimore, un album sorprendente che nell'arco di sei canzoni trova un punto di incontro tra l'approccio non ortodosso allo strumento di Mary e lo spettrale folk di matrice inglese e appalachiana di Meg. Scritto e registrato in soli quattro giorni a Los Angeles con Thom Monahan (Devendra Banhart, Wild Nothing) nel ruolo di produttore, 'Ghost Forests' vede le due musiciste sperimentare e improvvisare in diretta su liberi canovacci, reagendo l'una alle suggestioni dell'altra in modo spesso istintivo: il risultato e' una musica 'graziosa e inquietante, apocalittica ma piena di speranza, il suono di un incredibile tramonto che ti avverte del fatto che l'aria potrebbe non essere salubre da respirare'. Composizioni come la gentile ma nervosa 'Between Two Worlds', la sottile e acustica 'Damaged Sunset', 'In Cedars' (sette minuti che ruotano intorno al suono di un'arpa carillon) e 'Paynter Of Tigers' (ispirata dal saggio 'Paper Tigers' di Eliot Weinberger), in cui l'arpa sincopata della Lattimore e la chitarra elettrica della Baird si fondono fino a diventare quasi indistinguibili, sviluppano collage sonori cromaticamente contrastati che restano in bilico tra calma e tensione, disegnando i contorni di un crepuscolo 'in cui c'e' sempre un po' di smog'