ALMOST DAYLIGHT

'Prima dell'alba c'e' sempre la notte piu' tenebrosa, e credo che un titolo come 'Almost Daylight' possa significare qualcosa per chi ha dovuto vivere momenti bui prima di rivedere la luce', ha spiegato Chris Knight a The Boot a proposito del suo nuovo disco. Un album in cui Knight, dopo sette anni di assenza dal mercato, dimostra di non avere perso ispirazione, capace com'e' di raccontare una storia con pochi accordi di chitarra (come succede nell'autobiografica title track) e di mettere a frutto al meglio collaborazioni importanti con John Prine (gia' presente in 'Little Victories' del 2012) e Lee Ann Womack, guest star di un'opera che conferma le qualita' di un progenitore del genere Americana sulla scena ormai da una ventina d'anni. Prodotto, mixato e masterizzato da Ray Kennedy ( Steve Earle, Rodney Crowell, Lucinda Williams), 'Almost Daylight' mescola i suoni appalachiani di banjo, violino e armonica con la chitarra elettrica dell'ex Georgia Satellites Dan Baird, con tastiere elettriche vintage (organo Hammond, piano Wurlitzer) e con le voci di Siobhan Kennedy, di Chris Clark e della Womack, mentre Prine duetta con Chris nella sua 'Mexican Home', gemma cantautorale datata 1973. 'Ho voluto deliberatamente che non ci fosse nessun pezzo acustico nel disco', ha spiegato Knight a proposito di una raccolta destinata a sorprendere anche i suoi estimatori di lunga data. 'Volevo che suonasse crudo ed estremo, ma anche pieno e corposo'. Il risultato e' una raccolta avvincente che, per la prima volta nella discografia dell'artista, affianca due cover a composizioni originali e che coglie subito nel segno tra i ruggiti e le chitarre laceranti di 'I'm William Callahan' cosi' nel classico e dolente sguardo agli emarginati e ai perdenti di 'Crooked Mile' e nella pungente 'Send It On Down', mentre 'I Won't Look Back' e' una ordinaria storia di disperazione suburbana e 'Trouble Up Ahead' e' un racconto rurale pieno di minacciose premonizioni